Plettro - ORIGINI - Un po' di storia

ETIMOLOGIA

"Plèttro" dal latino "plectrum" (gr. πλῆκτρον) derivazione di πλήσσω «percuotere» o battere.

Presso gli antichi Greci, piccolo arnese di legno o d’avorio che serviva a mettere in vibrazione le corde della lira o della cetra

Analogamente nell'uso moderno, una piccola lamina di osso, di tartaruga, di plastica dura o di metallo (detta anche penna), usata per suonare alcuni strumenti a corda (detti appunto strumenti a plettro) come il mandolino, la mandola, talvolta la chitarra e altri affini, anticamente veniva usata la cetra e il liuto.

Il sound è nella mano ma anche nel plettro.

Il plettro incide in maniera decisiva sullo stile e la resa del suono. Quando si dice che il “sound è nelle dita” si sottintende ovviamente anche l’attacco che dà il plettro. Conferendo la vibrazione alle corde è capace di influenzare il suono in modo determinante a seconda del materiale, della forma, dello spessore. Si capisce facilmente che, colpendo le corde di nylon o acciaio, con un plettro metallico o in materiale plastico, otterremo rese sonore completamente differenti, stesso discorso per l’angolazione della punta del plettro e la forza con cui lo si utilizza.

Ecco perché forse definire, come abbiamo fatto, il plettro un accessorio è riduttivo, in quanto può essere considerato un vero e proprio strumento a parte, che contribuirà in maniera sostanziale a ottenere tutto quello che abbiamo in mente dalla chitarra e a costruire un stile chitarristico personale e riconoscibile. Come dice qualcuno, il plettro è il sistema più economico a disposizione del musicista per modificare il proprio suono e non si tratta di una battuta, ma di una realtà.

Come accennato, le caratteristiche fondamentali che distinguono le varie tipologie di plettro sono materiale, forma e spessore.

 

Materiali

Dall’antichità greca, ce lo racconta la mitologia, fino agli inizi degli anni Settanta, i materiali utilizzati per la costruzione del plettro spaziavano dal legno al metallo, dalla pietra all’osso. Tra tutti questi materiali utilizzati prima dell’avvento dei moderni derivati plastici, ad imporsi, per flessibilità e capacità performante, fu il guscio di tartaruga, che rimase la materia di costruzione dei plettri più utilizzata fino al 1973, anno in cui una legge vietò l’utilizzo di questo materiale, per proteggere una specie che andava incontro all’estinzione.

(Tratto da "Note tra le righe")